Sette secoli fa, fra il 1303 e il 1305, Giotto, su commissione di Enrico Scrovegni, ricchissimo banchiere padovano, che aveva eretto nell’antica arena romana di Padova un sontuoso palazzo, affrescò una cappella concepita per accogliere lui stesso e i suoi discendenti dopo la morte.
Questa piccola chiesa romanico-gotica, intitolata a Santa Maria della Carità, è considerata un capolavoro della pittura del Trecento italiano ed europeo e una delle massime espressioni dell’arte occidentale.
Il ciclo pittorico della Cappella sviluppa tre temi principali, ciascuno in dodici episodi, disposti sulle pareti della navata: la vita di Gioacchino ed Anna, la vita di Maria e l’infanzia di Gesù; la vita pubblica di Gesù, da battesimo fino alla sua morte e resurrezione. Infine lo zoccolo con le personificazioni delle sette virtù e dei sette opposti vizi che conducono rispettivamente al Paradiso e all’Inferno del grande Giudizio universale dipinto sulla controfacciata.
Gli affreschi, dopo un accurato restauro, sono ritornati all’antico splendore rivelando la bellezza e la genialità della pittura giottesca, che influenzò generazioni di artisti e mutò i canoni stilistici dell’arte italiana ed europea.
La mostra è una fedele riproduzione fotografica, in scala 1:4, delle pareti della cappella. Essa offre l’opportunità di guardare gli affreschi con il tempo necessario per cogliere la poesia iconica delle corrispondenze verticali e frontali, del simbolismo dei colori, dei numeri, delle prospettive architettoniche. Giotto, infatti, assieme a Dante è all’apice di una cultura in cui ogni particolare partecipa di un ordine che tutto abbraccia.
La mostra è disponibile in due versioni. Una, propriamente didattica, presenta tutto il ciclo degli affreschi; l’altra, dotata di una complessa struttura, comprende anche la volta ed è ideale per eventi e location di prestigio.