«Con la schiena curva, che per poco non fu spezzata, ricavai dagli anni di prigione l’esperienza di come l’uomo diventi malvagio e di come diventi buono.
A poco a poco mi si rivelò che la linea di demarcazione fra bene e male passa non fra gli stati, non fra le classi, non fra i partiti, ma attraversa il cuore di ciascun essere umano, attraversa tutti i cuori. È una linea mobile, fluttua in noi con gli anni.
Anche in un cuore invaso dal male mantiene una piccola testa di ponte del bene. Anche nel cuore più buono c’è un angolo di male ben radicato».
Aleksandr Solženicyn, Arcipelago GULag, 1968
La mostra si propone di ripercorrere la vicenda letteraria e umana avendo come filo conduttore la successione delle sue opere, dai primi scritti ai romanzi che ne hanno decretato la fama anche in Occidente – La casa di Matrjona, Una Giornata di Ivan Denisovič, Il primo cerchio, Divisione Cancro – sino al celeberrimo Arcipelago GULag – che provocò l’arresto e l’espulsione di Solženycin prima in Germania e poi in Svizzera e in America –, a La ruota rossa – il grandioso ciclo storico-narrativo sul 1917 russo in più volumi solo parzialmente pubblicato – e all’ultima fase della sua vita seguita al ritorno in Russia.
Il criterio espositivo è quello di far parlare il più possibile l’autore in prima persona, attraverso citazioni dai romanzi e immagini per lo più inedite delle fasi salienti della sua vita.
Per Aleksandr Solženicyn il radicamento nella terra natia è fondamentale: è muovendo da qui e dalla dedizione alla cultura russa e al popolo che l’ha espressa che si è sviluppata la sua narrazione letteraria e storica.
Al nucleo centrale della mostra, prodotta a Mosca da Centro di ricerca sull’emigrazione russa “A.I.Solženicyn” e curata da Galina A. Tjurina, sono stati aggiunti un pannello introduttivo e tre finali dedicati alla fortuna dello scrittore in Italia: anche nel nostro paese infatti il suo magistero letterario, applicato a temi di portata universale, e l’esempio morale hanno trovato un pubblico di affezionati lettori, studiosi ed estimatori. Questa parte finale della mostra, curata da Elda Garetto e Sergio Rapetti e realizzata graficamente da Ultreya, rivela una serie di aspetti poco conosciuti e di grande interesse, a partire da alcuni pareri di lettura e articoli di giornale che rivelano le reazioni del mondo culturale italiano alla pubblicazione dei volumi. Pochi sanno, per esempio, che Divisione Cancro uscì in Italia come opera di autore anonimo, e che Il primo cerchio venne pubblicato inizialmente in Italia in lingua russa.