Per gentile concessione di Tracce.it, pubblichiamo l’articolo di Giovanni Paccosi, coordinatore del Dipartimento di Teologia dell’Università Cattolica “Sedes Sapientiae” di Lima, sull’inaugurazione della mostra “Camino a Damasco. El inicio de una vida nueva” avvenuta il 18 giugno 2009 a Lima.
Inaugurata la mostra sull’Apostolo delle genti. Il saluto del Nunzio, i canti del coro Lima Triunphante e la commozione per un fatto che da duemila anni riempie l’uomo di speranza.
La mostra “Sulla via di Damasco, l’inizio di una vita nuova”, ha aperto i battenti a Lima, Perù, lo scorso 18 giugno. Nella notte, immersi nello scenario splendido del Convento di San Francisco, le trecento persone che hanno partecipato all’Atto di inaugurazione hanno vissuto un momento di grande intensità. Ogni cosa sembrava preparata fino al dettaglio per commuovere e stupire, come solo la bellezza può fare, e invece tutto è nato in modo provvidenziale.
Il luogo dell’allestimento è il più bello di Lima (una gioia del barocco ed il museo più frequentato della città), ma ci è stato concesso quando già pensavamo di non poter realizzare la mostra per mancanza di spazi adeguati. L’inaugurazione è avvenuta nella sacrestia del Convento, davanti a due ritratti di san Paolo, opere di Zurbarán e di Spagnoletto, capolavori dell’arte che arricchiscono la mostra stessa. Erano presenti il nunzio apostolico monsignor Bruno Musaró, il vescovo ausiliare di Lima monsignor Adriano Tommasi e il vescovo emerito di Juli monsignor Raymundo Revoredo. Davanti a molte altre personalità della Chiesa, della cultura e dell’arte, dopo un’introduzione degli organizzatori, il Nunzio ha rivolto al pubblico, che partecipava sia dalla sacrestia che in videoconferenza nel refettorio del convento, una breve riflessione sull’importanza di guardare a Cristo attraverso la testimonianza della fede di Paolo.
Il coro Lima Triunphante, che si dedica alla valorizzazione delle opere del Barocco peruviano, ha proposto alcuni pezzi commoventi: Anaq Pachac, la prima opera polifonica d’America, in quechua (la lingua delle Ande), alcune opere di José de Orejón y Aparicio, considerato il compositore barocco più grande d’America, ed altre testimonianze della forza culturale e estetica del cristianesimo del Nuovo Mondo. Al clavicembalo accompagnava Lidia Guerberof Hahn, direttrice dell’archivio musicale della Basilica di Guadalupe in Messico.
Al termine del concerto, i dialoghi con gli intervenuti mostravano la gratitudine di tanti che, aspettandosi un’inaugurazione con discorsi di circostanza e brindisi, hanno invece vissuto un momento di provocazione per la propria persona. Un esempio? Un’alta funzionaria dell’ambasciata degli Stati Uniti si è commossa fino alle lacrime per la musica e le parole ascoltate. Non è comune che una mostra su un uomo di 2000 anni fa si trasformi nell’incontro con lo stesso fascino che vinse lui.
Ma ognuno di noi, implicato a qualunque titolo nella realizzazione della mostra, ha percepito che il fascino di Cristo che trapelava attraverso la testimonianza di Paolo è un fatto all’opera oggi. In Perù abbiamo vissuto in questi ultimi mesi un momento di conflitto sociale forte e la mostra ci ha aiutato a riconoscere che il punto di partenza per giudicare ciò che succede è la presenza di Cristo nella Chiesa, e che nell’opera della sua costruzione vive la speranza per ogni persona e popolo.
Giovanni Paccosi